Il Proof of Concept è un test che viene condotto per determinare se un prodotto, un’idea o servizio possa essere portato in una fase di commercializzazione.
Lo sviluppo di un proof of concept può aiutare gli sviluppatori del prodotto/servizio a identificare potenziali problemi tecnici e logistici che potrebbero interferire con il successo.
Il bando Proof of Concept (PoC) ha l'obiettivo di finanziare programmi di valorizzazione di brevetti per innalzarne il livello di maturità tecnologica.
È gestito da Invitalia per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Direzione Generale per la Tutela della proprietà industriale - Ufficio italiano Brevetti e Marchi).
Il finanziamento di euro 64 mila ricevuto dall’Università di Foggia è stato stanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico (Bando pubblico per la realizzazione di Programmi di valorizzazione dei brevetti tramite il finanziamento di progetti di Proof of Concept (PoC) delle Università italiane e degli Enti Pubblici di Ricerca (EPR) italiani e degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) da finanziare nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione competitività, cultura e turismo” – Componente 2 “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo” – Investimento 6 “Sistema della proprietà industriale” finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU) su fondi PNRR, ed è gestito da Invitalia.
L’obiettivo del programma è la valorizzazione dei brevetti dei due soggetti proponenti tramite il finanziamento di due progetti di Proof of Concept (PoC):
- Brevetto “Procedimento per la produzione di birra senza glutine e trebbie senza glutine” – domanda n. 102022000014104 del 4.07.2022 – 12 rivendicazioni – inventori Baiano/ De Pilli – C/12/C
- Brevetto “Processo tecnologico innovativo ed ecosostenibile per la realizzazione di contenitori e imballaggi di nuova concezione” – domanda n.102022000024378 del 25.11.2022 – 13 rivendicazioni – inventori De Pilli/Lopriore/Baiano/Alessandrino – C/08/H.
I progetti PoC, della durata di 18 mesi, mirano a sostenere l’aumento del livello di TRL (Technology Readiness Level) da valori medio-bassi a livelli più alti, passando così dall’invenzione prodotta in laboratorio allo sviluppo di un prototipo/dimostratore funzionante fino, auspicabilmente, alla valorizzazione industriale.
Inventori: Teresa De Pilli, Giuseppe Lopriore, Ofelia Alessandrino e Antonietta Baiano
La Princes Industrie Alimentari di Foggia s.r.l., Agricola Ortolevante di Ferrero e C (Società semplice) e Berardi Green Engineering s.r.l., C hanno sottoscritto le manifestazioni di interesse per i risultati derivanti dalla ricerca.
La sperimentazione ha previsto la progettazione e la costruzione dell’impianto del nuovo processo produttivo per la realizzazione di imballaggi e contenitori biodegradabili e compostabili a partire da scarti e sottoprodotti dell’attività agricola e dell’industria alimentare, che sono stati allocati presso l’Università di Foggia.
Nello specifico, durante la sperimentazione, sono stati realizzati materiali con diverso grado di rigidità e flessibilità in funzione del grado di essiccamento a partire da scarti dell’attività agricola (residui di piante di pomodoro) e scarti e sottoprodotti dell’industria alimentare (buccette e semi di pomodoro, farinaccio e farine di leguminose da sovescio) senza trattamenti chimici (aggiunta di acidi o basi o solventi organici, catalizzatori o nano particelle ingegnerizzate) o biologici ( fermentazioni o sviluppo di microorganismi).
La tipologia di scarti e sottoprodotti utilizzati è stata scelta per fini dimostrativi, ma come presente nel brevetto, è possibile utilizzare qualsiasi materiale vegetale che derivi sia dall’attività agricola (scarti potatura di piante arboree, erbacee, orticole, ecc.) e scarti e sottoprodotti dell’industria alimentare di prima e seconda trasformazione, derivati da processi di lavorazione, di vino, bevande alcooliche, cereali e derivati, leguminose, ecc.)
La versatilità del processo produttivo e delle caratteristiche reologiche del materiale ha permesso di realizzare sia contenitori e imballaggi rigidi mediante termoformatura ad aria compressa (cassette, vassoi, seminiere, ecc.) sia materiale flessibile che può essere sottoposto a cordonatura, taglio e incollaggio come gli attuali imballaggi e oggetti di cartone (scatole a forma di parallelepipedo e con corpo cilindrico, vasi, vassoi flessibili, ecc.). Il materiale risulta, inoltre, verniciabile, è possibile incollare etichette di carta e stampabile con comuni inchiostri e può essere reso idrofobico con strati di cere, che preservano le sue caratteristiche ecocompatibili. La linea dell’impianto ha garantito una produzione discontinua (a batch) di circa 10 kg/h e un consumo energetico ridotto dovuto ad un trattamento con vapore di circa 10 minuti.
Inventrici: Teresa De Pilli e Antonietta Baiano
L’AIC Puglia e i birrifici artigianali C.D. GEST, Birrificio della Granda e Birrificio Kashmir hanno sottoscritto le manifestazioni di interesse per i risultati derivanti dalla ricerca.
La sperimentazione è stata condotta in un impianto di produzione brassicola di proprietà dell’Università di Foggia opportunamente completato con una linea di trattamento (pressatura, essiccazione e macinazione) delle trebbie, che rappresentano il principale sottoprodotto dell’industria birraria e che meritano di essere valorizzate per l’elevato contenuto in fibre e sostanze antiossidanti.
Nel corso della sperimentazione, sono state prodotte e imbottigliate 24 tipologie di birra applicando 5 diversi processi produttivi e ulteriormente diversificate per grado alcolico, indice di amaro (IBU) e contenuto fenolico totale (CFT). che sono state successivamente sottoposte ad analisi fisiche, chimiche e sensoriali. Il grado alcolico era compreso tra 3,6 e 6,5%.
L’IBU delle birre era nel range 22,8-38,7. I CFT minimi e massimi ammontavano rispettivamente a 97 e 214 mg/L. Le birre prodotte avevano tenori di glutine inferiori a 18,40 mg/L (in alcuni casi anche inferiori a 5 mg/L), rientrando quindi nella categoria dei prodotti etichettabili come “senza glutine”. Le birre sono state sottoposte alla valutazione sensoriale da parte di un panel di assaggiatori esperti nel corso di vari blind test insieme con birre “senza glutine” commerciali prodotte con tecniche diverse rispetto a quella oggetto del brevetto, risultando di qualità organolettica di gran lunga superiore. Su una scala 1-5, la qualità sensoriale complessiva delle due birre commerciali senza glutine è stata pari a 2,6 e 3, rispettivamente. Invece, delle birre prodotte nel corso della sperimentazione, 21 hanno conseguito punteggi compresi tra 2,6 e 4,4 e solo 3 tipologie di prodotto hanno ricevuto un punteggio inferiore (2,2 e 2,4).
Sono state inoltre prodotte 5 tipologie di sfarinato di trebbie utilizzabili nella produzione di pasta e prodotti da forno. Una di queste tipologie di farina di trebbie è etichettabile come “senza glutine” (glutine 17,8 mg/kg). Le altre 4 tipologie sono etichettabili come aventi un “contenuto di glutine molto basso”, in quanto di gran lunga inferiore al limite comunitario (Reg. 828/2014) di 100 mg/kg e compreso tra 31,5 e 51 mg/kg. Gli sfarinati di trebbie sono risultati un ottimo ingrediente per la produzione di alimenti funzionali, in quanto ricchi di fibra solubile (2-3% sulla sostanza secca), fibra insolubile (24,8-36,6% sulla sostanza secca) e CFT (201-345 mg/100g).